Se esistono già strumenti a disposizione del neonatologo e del pediatra per l’individuazione precoce dei disturbi maggiori dello sviluppo neuropsichico – dalle paralisi cerebrali alle gravi disabilità neurosensoriali e intellettive – lo stesso non si può dire per i disordini minori, le atipie dello sviluppo motorio e per i precursori dei disturbi psicopatologici e neuropsicologici che si manifestano solitamente in modo evidente in età scolare. Eppure possono essere tutti individuati, quantomeno in termini di vulnerabilità, di precursori e di predittori, già nella prima e seconda infanzia: in età prescolare. A parlarne domani ad una platea di 1.500 pediatri sarà Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), che concluderà la prima parte del corso sulla ‘Individuazione dei disturbi del neurosviluppo 0-3 anni’ incentrata proprio sull’individuazione precoce dei disordini neuroevolutivi. Vanadia lo farà mostrando ai partecipanti come utilizzare la scheda di screening e monitoraggio neuroevolutivo 0-24 mesi, uno strumento di supporto per l’individuazione delle vulnerabilità e per la prevenzione dell’eventuale strutturazione di disturbi in epoche successive.
Il corso, giunto alla sua terza lezione, si sviluppa in sei sessioni ed è realizzato gratuitamente dalla Società italiana di pediatria (Sip) in collaborazione con l’IdO, la Fondazione Mite, il Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe) e la Società italiana di neonatologia Lazio (Sin). A questo link tutte le informazioni: https://sip.it/2021/01/15/disturbi-del-neurosviluppo-a-febbraio-parte-il-corso-di-aggiornamento/
Questi i concetti di base della lezione di Vanadia: dimensione neuroevolutiva, complessità e integrazione dello sviluppo, importanza dei primi 1000 giorni di vita e naturalmente screening e monitoraggio. “Per dimensione neuroevolutiva- spiega- si intende una prospettiva di osservazione della crescita del bambino, in particolare nella fascia di età 0-2 anni di cui ci occupiamo, in cui il piccolo è in costante trasformazione e acquisizione di nuove competenze, in cui non sono applicabili i paradigmi validi per l’adulto. Il bambino deve poter rispondere ai compiti evolutivi specifici di ciascuna fase e risolverne i relativi conflitti evolutivi associati; per far ciò è necessario che ne abbia le competenze (innate) ma anche che ci sia un ambiente che lo sostenga”. Ne consegue l’importanza per il pediatra di “conoscere lo sviluppo normotipico e in modo specifico le fasi e le trasformazioni che il bambino attraversa nei primi due anni di vita, che insieme al periodo della gravidanza rappresentano i primi, importantissimi, 1.000 giorni: le fondamenta su cui si strutturerà tutto ciò che verrà dopo. Solo attraverso questa conoscenza di base sarà poi possibile utilizzare in modo efficace, economico e funzionale la scheda di screening e monitoraggio 0-24”.
Nelle prime due lezioni del corso Sip è stato affrontato il significato di concetti come l’interattività e la sinattività dello sviluppo, declinato poi nelle sei aree di interesse nella valutazione neuropsicoevolutiva: la regolazione, la motricità, l’integrazione sensoriale, l’intersoggettività, l’intelligenza, la comunicazione e il linguaggio. Senza tralasciare il ruolo giocato dalle emozioni, dalle relazioni e dagli aspetti neurobiologici che rappresentano non solo il substrato, ma anche l’esito di ciò che il bambino acquisisce dalle sue esperienze. Eccoli i presupposti da cui partirà la neuropsichiatra IdO per offrire ai pediatri una prima lettura della scheda: “È evidente che tale strumento non si sostituisce assolutamente alla valutazione clinica ma aiuta ad individuare quei profili di sviluppo vulnerabili, non necessariamente patologici, offre delle indicazioni da dare ai genitori – continua Vanadia – o nei casi più complessi dei suggerimenti terapeutici di tipo abilitativo/riabilitativo e di approfondimento specialistico. Essendo stata pensata come strumento di screening, la scheda può essere applicata a tutti i bambini nella fascia di età 0-2 anni, al fine di fornire a ciascuno il supporto allo sviluppo di cui ha bisogno e per evitare la strutturazione di disturbi successivi, intervenendo sia in termini di prevenzione primaria – per i casi di cui si conoscono già fattori di rischio – e secondaria quando viene rilevata la vulnerabilità”.
La scheda di screening neuroevolutivo è anche uno strumento di monitoraggio, poiché è suddivisa in 5 fasce di età (0-3 mesi, 4-6, 7-12, 13-18, 19-24) e può essere ripetuta nello stesso bambino per verificarne la traiettoria di sviluppo, l’efficacia delle indicazioni fornite ai genitori, la persistenza delle difficoltà in una determinata area dello sviluppo o la mancata evoluzione. La prima scheda (0-3 mesi) ha 15 domande, tutte le altre ne hanno 20. Ogni risposta ha un punteggio già attribuito e la somma dei punteggi ricade in un range di minore o maggiore vulnerabilità e conseguente indicazione al monitoraggio più o meno ravvicinato. “Alcune domande si ripetono, altre invece sono età-specifiche; ci sono anche alcune domande che abbiamo definito ‘critiche’, perché se il bambino dovesse prendere un punteggio equivalente all’alterazione o assenza di quella specifica acquisizione o abilità – avverte la neuropsichiatra – allora sarà necessario un intervento immediato”, spiega la specialista. Ci sono infine delle indicazioni ad hoc su come approfondire già in ambulatorio pediatrico la criticità rilevata, con le eventuali indicazioni di consulenze specialistiche e/o interventi terapeutici, o ancora- aggiunge Vanadia- ci sono dei suggerimenti abilitativi da dare al genitore. Chiaramente in quest’ottica domani analizzeremo tutte le domande che sono presenti nella scheda, soprattutto le domande critiche, e ci eserciteremo attraverso la proiezione di alcuni video, quindi con l’osservazione diretta di un bambino. Infine compareremo le schede di questo bambino compilate nel tempo ai vari controlli”, conclude.